Noelia Ricci
Pandolfa si trova a Predappio, sull’Appennino tosco-romagnolo e si estende per 140 ettari di superficie, immersi nel cuore della Vallata del Rabbi.
30 di questi sono coltivati a vigneti e si trovano fra gli 80 e i 250 metri sul livello del mare, su un terreno tipicamente Predappiese, che deriva dal disfacimento di antiche arenarie e marne calcaree ricche di sali minerali e zolfo.
Pandolfa è anche un luogo con un importanza storica nel territorio, dove a dominare la vallata c’è una Villa del ‘700, conosciuta anche come “Villa degli spiriti” e “Casa dalle 100 finestre”.
La denominazione Pandolfa sembra derivi direttamente da Sigismondo Pandolfo Malatesta, detto anche il “Lupo di Rimini”, che avrebbe stazionato a lungo in questi luoghi prima di accingersi a saccheggiare nel 1436 il Castello di Fiumana.
Dal 1626 al 1941, i proprietari della Tenuta furono i Marchesi Albicini.
Nel 1941 la proprietà passò al Commendator Giuseppe Ricci, imprenditore di Forlì. Negli anni della seconda guerra Mondiale, la storia della Pandolfa cambiò di segno. Fu occupata dai tedeschi e poi attaccata dalle truppe polacche, mentre nelle sue cantine trovarono rifugio tantissimi sfollati. Ritornata la pace, negli anni ‘50, Giuseppe Ricci iniziò i lavori di rinnovamento della Tenuta ed iniziò a ripensare anche alla produzione agricola, acquistò due poderi adiacenti e impiantò vitigni di Sangiovese, Trebbiano ed Albana. La Pandolfa è ancora di proprietà della nipote del Ricci, Paola Piscopo, che ha impiegato tutto il suo entusiasmo per restituire alla Tenuta un ruolo importante nel territorio.
Oggi è il figlio, Marco Cirese – quarta generazione – che ha preso le fila di questa storia, con l’intento di fare dell’azienda un luogo di eccellenza, legando a doppio filo la storia di famiglia con il territorio, in un costante dialogo con le tradizioni di questi luoghi e dei vitigni autoctoni.