Produttore
Scarzello
Condotta dalla famiglia Scarzello sin dal dopoguerra, dall’epoca di Giuseppe Scarzello, allora capocantina in una cantina storica di Barolo, l’azienda ha sempre vinificato partite di uve, vendendo in damigiana o destinandolo al consumo nel dopolavoro gestito dalla nonna a Barolo. Le prime esperienze d’imbottigliamento risalgono agli anni Sessanta, quando la cantina mise in bottiglia 2000 bottiglie di Barolo, continuando a vendere in damigiana il Dolcetto. La svolta fu però alla fine degli anni Settanta, quando in coincidenza di un’annata importante come il 1978 si decise di imbottigliare tutto il Barolo, ottenendo il riconoscimento della clientela estera (Germania, Svizzera e Stati Uniti), e ancora di più nel 1985, quando si decise d’imbottigliare tutta la produzione abbandonando il mercato dello sfuso. L’azienda, che conta su 5 ettari di vigneto, di cui 2 e mezzo a Nebbiolo da Barolo, 2 ettari nel vigneto Sarmassa e mezzo ettaro nel vigneto Terlo, con età varianti dai 5 ai 30 anni, e conta anche su una produzione di Barbera d’Alba e Barbera d’Alba Superiore, di Dolcetto d’Alba e di Langhe Nebbiolo, vede oggi agire, accanto a Giuseppe Scarzello, che si occupa soprattutto della conduzione dei vigneti, e della moglie, addetta all’amministrazione, le forze nuove rappresentate da Federico Scarzello, che sovrintende alle pratiche di cantina dal 1998, e che dopo aver finito la scuola enologica di Alba nel 2000 sta studiando viticoltura ed enologia presso l’Università di Torino. L’azienda non ama che si definisca lo stile dei propri vini in base al tipo di vinificazione e di affinamento adottati. Sulla Barbera d’Alba superiore sono impiegati dal 1997 fusti di rovere francese da 5-600 litri e macerazioni lunghe sulle vinacce, il Barolo normale si affina in fusti di diversa capacità non nuovi, mentre il cru Sarmassa Vigna Merenda trascorre 28-30 mesi in botti di rovere di Slavonia di medio spessore da 25-30 ettolitri. Ciò che conta nei Barolo, secondo gli Scarzello, è salvaguardare l’eleganza e la freschezza del vino pur lasciando sentire la presenza dei tannini.
Condotta dalla famiglia Scarzello sin dal dopoguerra, dall’epoca di Giuseppe Scarzello, allora capocantina in una cantina storica di Barolo, l’azienda ha sempre vinificato partite di uve, vendendo in damigiana o destinandolo al consumo nel dopolavoro gestito dalla nonna a Barolo. Le prime esperienze d’imbottigliamento risalgono agli anni Sessanta, quando la cantina mise in bottiglia 2000 bottiglie di Barolo, continuando a vendere in damigiana il Dolcetto. La svolta fu però alla fine degli anni Settanta, quando in coincidenza di un’annata importante come il 1978 si decise di imbottigliare tutto il Barolo, ottenendo il riconoscimento della clientela estera (Germania, Svizzera e Stati Uniti), e ancora di più nel 1985, quando si decise d’imbottigliare tutta la produzione abbandonando il mercato dello sfuso. L’azienda, che conta su 5 ettari di vigneto, di cui 2 e mezzo a Nebbiolo da Barolo, 2 ettari nel vigneto Sarmassa e mezzo ettaro nel vigneto Terlo, con età varianti dai 5 ai 30 anni, e conta anche su una produzione di Barbera d’Alba e Barbera d’Alba Superiore, di Dolcetto d’Alba e di Langhe Nebbiolo, vede oggi agire, accanto a Giuseppe Scarzello, che si occupa soprattutto della conduzione dei vigneti, e della moglie, addetta all’amministrazione, le forze nuove rappresentate da Federico Scarzello, che sovrintende alle pratiche di cantina dal 1998, e che dopo aver finito la scuola enologica di Alba nel 2000 sta studiando viticoltura ed enologia presso l’Università di Torino. L’azienda non ama che si definisca lo stile dei propri vini in base al tipo di vinificazione e di affinamento adottati. Sulla Barbera d’Alba superiore sono impiegati dal 1997 fusti di rovere francese da 5-600 litri e macerazioni lunghe sulle vinacce, il Barolo normale si affina in fusti di diversa capacità non nuovi, mentre il cru Sarmassa Vigna Merenda trascorre 28-30 mesi in botti di rovere di Slavonia di medio spessore da 25-30 ettolitri. Ciò che conta nei Barolo, secondo gli Scarzello, è salvaguardare l’eleganza e la freschezza del vino pur lasciando sentire la presenza dei tannini.
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